Paolo Holzl una vita da Informatico e Windsurfista.
Scrivo la mia storia perché magari qualcuno dell'epoca potrà riconoscere tempi e situazioni e magari rivivere la vita da 'surfista vintage'.

La mia vita è stata fatta di famiglia, lavoro (sempre più o meno indirizzato verso l'informatica) e sport, e come sport soprattutto Windsurf. 

Penso che se andiamo a vedere tutti gli sport che ho fatto, non dico ho provato tutto, ma sicuramente ho provato tantissimo, alcuni sport li ho praticati anche per parecchi anni.
Tutto sommato ero abbastanza portato, per cui riuscivo abbastanza bene in ogni sport, senza tuttavia eccellere in niente.
Ho provato di tutto dagli sport tradizionali a quelli più inconsueti, nel tempo giocato a calcio a basket, tennis, pallavolo, racchettoni, nuoto, lancio del disco, corsa ad ostacoli, pattinaggio sul ghiaccio, pattinaggio a rotelle, skateboard, skimboard, badminton, reti elastiche, sci da discesa e da fondo, sci d'acqua, judo, Kendo, pesca sportiva e tanto altro.
Alla fine per motivi di budget e di tempo e soprattutto di passione, si finisce per mantenere solo le cose che ti vengono meglio, che ti danno maggiori soddisfazioni, e che ti puoi ancora permettere (fisicamente e finanziariamente).

Il mio sport numero uno è sempre stato il Windsurf, seguono lo sci (che pratico poco per motivi di budget), il ballo (danze standard, caraibiche ecc.), e l'arrampicata (ferrate).
Fossi vissuto a Cortina forse avrei fatto soprattutto lo sci, se vivevo a Torbole oggi forse sarei stato un regatante, avrei sempre voluto fare canoa fluviale ma a Ferrara impossibile trovare torrenti e rapide.
Insomma questo per dire che spesso non basta voler fare qualcosa, devi essere al posto giusto nel momento giusto.
I miei hanno una casa al Lido Degli Estensi davanti alla spiaggia, tanti anni le mie estati le ho fatte lì, in riva al mare.

Il Windsurf è diventato quindi il mio sport, penso ci sia un momento nella vita in cui uno capisce qual è il suo vero sport, al di là dei risultati penso che il tuo sport sia quello che più ne fai più ne faresti.
E' lo sport della mia vita e continuerò a farlo fino a che sarò in grado di farlo.
Ho cominciato nel 1978 ma dal 1985 circa in poi non ho mai perso una mareggiata, in alcuni casi sono uscito con autentici uragani, quando la sabbia si sollevava e la gente fuggiva andavo in acqua (solo con i lampi o la grandine resto a riva).

Quello che mi ha sempre appassionato del Windsurf è la sfida con la natura giocata tra incoscienza, sopravalutazione, sottovalutazione, è la scoperta di se stessi e dei propri limiti.
Il cercare di capire l'evoluzione delle condizioni atmosferiche, la tattica per gestire la sfida delle condizioni che di volta in volta ti si presentano.
E l'incognita dell'inaspettato sempre dietro l'angolo.
Delle volte è anche solo la sfida di cercare di planare quando sembra non ci sia proprio modo o partire dall'acqua quando non ci sono le condizioni.

Capire il tempo mi ha portato a studiare un po di meteorologia.
Non a caso ho due siti che hanno avuto un discreto successo, il primo che spiega il meteo in parole semplici spiegameteo.it, il secondo che linka tutto quello che occorre per capire il meteo sull'alto Garda orapeler.it.

La mia storia di surfista comincia nel 1978 più o meno, ero un ragazzino. 
Se c'è una cosa che era ed è sempre stata contro la mia natura, è stare spaparazzati al sole a non fa niente, facevo fatica anche solo a rintracciare l'ombrellone della mia famiglia.
Allora bazzicavo al bagno Marte del Lido degli Estensi, un giorno si presentò un personaggio che se ben ricordo si chiamava Heiner Mumhelter o qualcosa di simile (di evidenti origini tedesche) al bagno Perla.
Arrivò con queste cose strane (erano dei Windsurf TC36 e qualche Windsurfer, poi nel tempo arrivarono Max in Mare, Mistral Competition, Windglider ecc. ecc. ).
Ce lo eravamo fatti amico, e durante l'estate tiravamo su e giù le tavole, ed in cambio ci insegnava ad usarle e ce le prestava nelle ore vuote o durante le mareggiate.

Oramai le mie estati erano in riva al mare e quella era la mia compagnia (pur essendo un film sul Surf e non Windsurf, il film 'Un mercoledì da leoni' rappresenta perfettamente il contesto).
Chiamarsi per andare a cercare la mareggiata, sfidarsi a vicenda e provare tutto il possibile.
Alla fine era diventato un piccolo 'team', e ci divertivamo nelle varie piccole regate locali, e devo dire che in regata eravamo piuttosto 'temuti'.
Questo soprattutto a quell'età tende ad esaltarti un po.
E quindi uscivamo in qualsiasi condizione e quando non c'era vento si ripegava con il 'free style'.

Le prime uscite in condizioni estreme sono sberle che ti svegliano in fretta.
Quando ti credi padrone del mondo per poi scoprire che neanche riesci a tirare su la vela.
Chilometri di scarroccio per una vela troppo grande o troppo piccola.
Insomma il Windsurf ti insegna presto ad essere più umile e guardare la natura con il giusto timore.

Finalmente dopo averli implorati i miei genitori mi regalarono una tavola usata comprata da un turista francese.
Era un Sailboard Vario (me lo sono goduto), aveva un buon scoop e quindi potevo affrontare le onde della Bora, e aveva le straps, allora abbastanza rare, e deriva a scomparsa totale.
Ricordo la frase di mio padre 'la userà tre volte e poi la metterà in un angolo'... oggi mio padre purtroppo non c'è più, io ho 62 anni e non ho alcuna intenzione di smettere.

Regate 'ufficiali' non ne ho ma fatte, anzi non è vero, andai ad una regata a Rimini, arrivai tra gli ultimi il vento era praticamente nullo, per vincere dovevi essere leggero con un ottima attrezzatura.
Tempo buttato via, questo primo esperimento sicuramente mi aveva un po demotivato.
Continuai a fare le mie regatine 'informali' nelle nostre zone con i miei amici.
La mia scelta di smettere di far regate però è stata quando hanno cominciato a venire a regatare persone con attrezzature stratosferiche (che non potevo certo permettermi).
La classifica potevo farla in spiaggia prima di partire, e quindi avevo smesso di farle (ma nel tempo le regate nelle nostre zone sono sparite).

Per la verità per un breve periodo ho avuto chi mi prestava un Crit II Divisione (dovevo macinare km per andarmelo a prendere), con quello arrivai secondo in una super long distance Lido Estensi - Lido Spina (Bagno Piramidi) - Rotonda Lido delle Nazioni.
Chilometri di lasco con onda laterale su qualcosa che era praticamente un tronco d'albero, roba da acrobati.
Alla premiazione ho conosciuto una ragazza, Raffaella che ha vinto tra le donne (non era un gran sforzo arrivare tra le prime 3 visto che erano in 3).
E quella diventò la mia ragazza ...  insomma premio doppio.
Ricordo suo fratello piccolo che mi ammirava per come surfavo.
Oggi l'ho riincontrato dopo tanti anni è adulto, l'ho rivisto a Malcesine, neanche mi conosce più, ma è diventato un ottimo surfista.

Dopo un po che ti appassioni cominci a leggere le riviste del settore Surf Magazine, l'ho letto per anni e ancora conservo scatole di riviste.
Nelle riviste si parla molto di un posto dove c'è sempre vento, Torbole sul Garda, in fondo era più o meno a 200 Km, con il gruppo organizziamo una trasferta.
Andammo alla Conca D'oro, con il Passat di mio Padre, eravamo in tre con 5 tavole e 5 vele, stipati come sardine.

Abituati nelle nostre zone ad essere considerati molto bravi ci siamo presentati con una certa 'baldanza'.
Appena arrivati a bordo lago abbiamo visto cose che ci hanno umiliato, manovre che neanche conoscevamo, tavole velocissime.
E' stata una lezione di vita, siamo tornati a casa con la coda fra le gambe (e spingendo la macchina strapiena per accenderla perchè avevamo dimenticato i fari accesi).

Però con quella che sarebbe diventata la mia prima ragazza, ci siamo dati il primo bacio sulla tavola in mezzo al lago in una giornata di vento da sogno seduti sulla mia tavola.
Con tavole e vele coloratissime che sfrecciavano da tutte le parti.
Un emozione che non si dimentica.

La prima foto mia che ho di Windsurf risale proprio a quelle prime uscite a Torbole quando in acqua ancora c'era poca gente.
Allora i droni ed i teleobiettivi non c'erano, c'era un fotografo che su un canottino in mezzo al lago che mi fece una foto mentre facevo saltellare il mio pachiderma.
A Riva del Garda la vidi in vetrina e la acquistai (non ricordo ma se la fece pagare come l'oro), ma è un caro ricordo che conservo gelosamente.

Il Garda in quel periodo era un luogo per anziani che andavano a svernare.
I surfisti erano odiati, quando gli anziani camminavano sul lungolago lo trovavano occupato di vele e magari le pestavano e si prendevano delle imprecazioni.
Il surfisa era un 'rude' non andava in albergo e non mangiava al ristorante.
Quindi anche le cartoline al massimo mostravano un lago liscio come l'olio con una timida vela.
Ma non puoi nascondere un elefante, nel tempo hanno cominciato le rosticcerie, i camping, o anche alberghi come il Pier dove in stanza trovavi il portamute.
Ed ecco che fiorivano i negozi, la Barca Sport del mio compagno di banco a scuola Mario Turazza, uno al quale dicevo 'dimmi quando ti arriva questa tavola usata che la vengo a comprare'.
E ho comprato il Free Diamond, l'Ultra Cat e il sinker di Angulo.


Poi c'era Oradini, è rimasta una piccola butique del Surf, il resto è diventato un supermercato.  

Non avrei mai creduto che il Garda (in particolare Torbole), avrebbe avuto poi nel tempo un ruolo così rilevante nella mia vita futura.

Se vivi in un posto impari quello che quel posto ti offre, capite che da ragazzo farsi tutte le vacanze a 500 metri dall'acqua hai tempo per imparare.
In Adriatico al massimo c'è con l'alta pressione uno scirocchino serale (con le vele dell'epoca non planavi quasi mai, oggi col formula e la 9.5 spesso).
Quindi noi ci divertivamo quando il tempo rompeva e abbiamo imparato tutto sul poco vento.
Tranne qualche rarissima Tramontana o Maestrale, da noi le condizioni esagerate sono la Bora (Grecale) e il Garbino (Libeccio).
Quindi mentre al Garda più c'è bello più c'è vento, noi dovevamo aspettare le perturbazioni e quando arrivava il vento poteva essere davvero fortissimo.
Allora si andava via con la macchina col cartello perché non esistevano ancora gli alberi in due pezzi, oppure erano costosi.

Dopo qualche anno Heiner smise di venire agli Estensi e fece a tutti il brevetto Windsurfer.


Io non avevo capito che quel brevetto non era quello che occorreva per poter fare l'esame da istruttore.
Questi esami si facevano a Torbole e c'era Vasco che conoscevo solo per fama.
Li avevo contattati spiegando che avevo questa licenza, dall'altra parte non avevano capito che non era quella in realtà necessaria per prendere il brevetto.
Quando mi sono presentato all'esame mi hanno detto che non potevo farlo, poi me lo hanno fatto fare ugualmente, ho 'finito il compito' con tutte le risposte giuste prima di tutti gli altri.
Ma la burocrazia ha prevalso e non ho potuto prenderlo.
Ovviamente ero incazzatissimo, ma mi sono consolato con una giornata di Ora fortissima, nell'occosione ho visto dei numeri straordinari di uno sconosciuto Cesare Cantagalli.
Non avrei mai pensato che Vasco (che in quel momento certo non avevo apprezzato), sarebbe un giorno diventato il mio 'boss' ed un amico ed io uno dei suoi istruttori per tanti anni a venire.

Comunque la mia vita surfistica era quindi quasi sempre agli Estensi, Malcesine, Pier, Conca D'Oro, Hotel Paradiso a Torbole quando potevo permettermelo.

Le rotture dell'attrezzatura dell'epoca non erano quelle di oggi.
La più frequente era sicuramente il piedino ad espansione che si spezzava (quando magari era leggermente fuouriuscito e chi tirava su la vela non se ne accorgeva). Poi anche il gommino che partiva o si staccava dalla parte metallica.
Poi per chi come me faceva wave riding, se ti cascava la vela nel cavo dell'onda l'abero partiva, in particolare quelli di alluminio.
L'unico che resisteva (pesava una cifra) era l'albero Rotho, ne ho ancora un paio a casa.
Ovviamente partivano spesso anche le vele ma oggi molto più di ieri, il monofilm non si deforma ma si cuoce o basta un taglietto...
Poi da noi per via delle stecche le pinne in policarbonato, ne avrò fatte fuori una ventina.
Da quando sono in resina o carbonio fai fuori la scassa (ma mi è capitato una sola volta).

Agli Estensi la bora solleva un onda difficile (molto ravvicinata e ripida), il secondo giorno spesso all'alba l'onda è più morbiba ma il vento quasi sempre insufficente.
Fare Wave riding è davvero da acrobati con il rischio di sbregare l'attrezzatura che per il poco vento deve essere grandina, ma è stata un ottima palestra.
Non so fare il looping ma vi garantisco che le onde le so gestire davvero.
Se proprio il vento non c'è più faccio surf da onda con le tavole.

Il Garbino (Libeccio) è davvero pericoloso, porta fuori, al largo è più forte e più stabile, rafficatissimo e questo ti costringe a non ridurre troppo l'attrezzatura, quindi alterni momenti di sopravvelatura a momenti di sottovelatura.
E quando sei sopravvelato l'attrezzatura è messa a dura prova.

In un ambiente del genere impari ad uscire con venti fortissimi e tornare con venti insufficenti e partire in ogni condizione.
Col Garbino usavo una tavola di Angulo con poco più di 60 litri ma solo se le raffiche erano sufficientemente stabili (il massimo che l'ho usata in un anno è stato 3 volte, mediamente una).
C'è stato il periodo in cui facevo uso di tavole semi-sinker o la supersinker che dicevo, oggi le motivazioni per usarle sono davvero inferiori anche perchè al Garda la bomba di vento è rara, agli Estensi vado solo qualche Week-End.
Ricordo un rientro al Pier dopo un pacca di Peler con l'acqua molto sopra le ginocchia e un pezzo di vela sott'acqua tra lo stupore generale.
Se fossi caduto non sarei mai riuscito a ripartire, ma era frutto dell'addestramento nelle nostre zone o uragano o nulla, così come le partenze dall'acqua in condizioni impossibili.

Le mie trasferte al Garda avevano cominciato a farsi sempre più periodiche e frequenti.
Questa volta non era più come la prima volta, ora finalmente facevo una discreta figura.

I primi anni al Lido degli Estensi non c'erano pezzi di ricambio, rompevi un gommino era un casino.
Aprì un piccolo negozio che dopo un po chiuse, anche perchè se in una giornata di vento rompevi qualcosa è andavi lì trovavi chiuso perchè il titolare era andato a surfare.
Quindi aprì un negozio a Spina di Paolo che era molto più serio ed aprì il Centro Velico Mistral, ora il negozio è agli Estensi, ha ancora qualcosa ma vive più di ciabattine e roba da sub.
I miei fornitori di allora erano Nautica Faccioli a Bologna (non esiste più) e White Reef a Cesena (aveva ottimi prezzi ma era davvero lontano).
Oppure dovevi andare al Garda.
Al Garda la mia veleria era la GSail (non credo esista più), e quella che sarebbe diventata il mio riferimento e lo è ancora oggi la Seatex.
Luca della Seatex non ha mai fatto affari con uno senza soldi che compra quasi solo roba usata, ma sono davvero amici bravi e onesti, ma penso di avergli mandato un fracasso di gente.

Era il periodo in cui ero rientrato a Ferrara dopo anni di lavoro a Parma.
Non avevo molti amici e il Windsurf mi ha fatto davvero molta compagnia riempiendo le giornate vuote in particolare i Week-end.


Andavo a surfare anche d'inverno, ricordo un'uscita alla Conca D'Oro dove dopo un po ha cominciato a nevicare.
Non amo i guanti tantomeno le scarpe (che però in situazioni estreme sono costretto a mettere).
Quindi mi spalmavo un revulsivo (credo si chiamasse Dolpic), con quello potevo anche mettere le mani nella granita.
Sono le cazzate che si fanno da giovani, unica (immediatamente visibile) controindicazione, se ti pulivi le labbra da uno schizzo d'acqua le labbra diventavano un canotto.

Alla ricerca delle planate con poco vento avevo trovato un Fanatic Ultra Cat.
Ricordo che cercavo una vela piuttosto grande (introvabile nelle nostre zone), quindi cercai nel mondo dei regatanti.
E di conseguenza andai da Vasco una vela ART, ricordo che allora la scuola sembrava lo sgabbiotto di un parcheggiatore.
Mai avrei pensato che sarebbe diventata una delle più belle scuole d'Italia e che avrei insegnato lì per anni.

E' il momento in cui ho cominciato a costruirmi le tavole.
Allora andavo di resina epossidica e polestirolo, ClarkFoam e Poliestere arrivarono dopo.
I manuali di autocostruzione dell'epoca consigliavano logiche che nel tempo si sono dimostrate completamente scazzate.
I bordi della tavola da velocità dovevano essere arrotondati (serviva solo a rendere la tavola difficilissima a starci su), a punta e con la maggior larghezza verso poppa (fesseria assoluta). 
Poi c'erano le tavole da salto, dovevano essere con poppa piatta e magari una 'montagnola' per spingere meglio sulla poppa.
Anche questo nel tempo è sparito però effettivamente la poppa piatta consentiva di saltare in acqua piatta (ricordo che Heiner aveva un Technics Splash, una tavola vintage oggi introvabile, praticamente un 'Gronchi Rosa' del windsurf, e con quello si saltava in acqua piatta).
Ecco le foto di alcune tavole preistoriche una da velocità ed una da salto.
Allora facevo da militare il pompiere e le straps le avevo fatte con una vecchia manichetta antincendi (resistentissima).

Nel tempo avevo conosciuto un paio di persone che avevano cominciato a fare tavole in modo professionale, Tommaso Mancini che faceva i Logical (tra l'altro era stato militare con me), e un altro di Ferrara il cui nome non ricordo.
Quello di Ferrara era un tipo simpatico un po burbero ed intrattabile, ma era bravo a fare tavole, e con lui sono andato col suo furgone Volkswagen a Malcesine con sveglia ad orari impossibili per surfare all'alba, dormendo sopra le vele.

Agli Estensi ho cominciato anche il Surf da onda anche se le condizioni non erano certo ideali, giornate con onde rare, onde molto ravvicinate e molto ripide.
Comunque quando c'erano le condizioni...

In tanti anni ne ho viste di tutti i colori agli Estensi.
Una volta con la Bora arrivo in velocità su un onda che era già cominciato il 'ricciolo'.
Mi aspettavo la classica 'lavatrice' ovvero un esplosione d'acqua e fine della storia.
Ma il ricciolo era molto più 'corposo' di quanto credevo, ho rischiato di spaccarmi la gamba, la mia vela Gsail si è aperta in due dalla base alla penna.

Un altra volta agli Estensi al bagno Jolly c'era una regata (era il bagno di Panettoni, un regatante che purtoppo dopo qualche anno morì).
Dopo pochi minuti è salito un vento da scirocco esagerato eravamo tutti sopravvelati.
Due possibilità, scarrocciare fino ai lidi più a nord, scendere sulle rocce (con i tavoloni e le onde che frangono).
Io ovviamente ho scelto la seconda, e ne sono uscito indenne, altri hanno spaccato tavola, ginocchia ecc.

Agli Estensi le secche 'pullulano' per cui le pinne in policarbonato le facevo fuori una dopo l'altra.
Pensi di potercela fare ... ed invece no.
Si salvavano un po le pinne a 'orecchia di coniglio' e quella del Tarifa.

Tra l'altro per tutta la stagione 'levigavi' la punta della pinna nella sabbia.
A fine stagione potevi usarla per tagliare il salame (ed infatti con la lima a fine stagione le arrotondavo).
In una giornata di 'bora del giorno dopo' ovvero facevo l'equilibrista sulle onde, mi si è rigirata la tavola e mi sono piantato la pinna nella coscia a pochi centimetri dall'Aorta.
Non me ne ero neanche accorto, quando ho visto una strana scia di sangue sulla tavola ho capito.
7 punti ed al pronto soccorso e neanche ci credevano.

Piccola divagazione avevo cominciato a lavorare per una grossa azienda due giorni prima.
Sono andato in malattia con reperibilità al lido visto che oramai ero lì.
Mi sono detto se non mi controllano la reperibilità, vuol proprio dire che non controllano nessuno.
Infatti dopo due o tre settimane a due ore dalla fine dell'ultima reperibilità è venuto l'ispettore, non ci credeva al punto che mi ha fatto aprire la fasciatura per vedere se era vero che mi ero fatto male.

A proposito di pinne, per eliminare lo spin-out avevo concepito una pinna fatta a 'siluro'.
L'avevo costruita in compensato marino e ci avevo messo dentro una lamina in alluminio.
L'avevo montata su una tavola di 'mia invenzione' (putroppo non ritrovo più la foto) un TC36 che avevo ridotto ad una lunghezza di poco più di 2 metri.
Le saldature nel polietilene le avevo fatte con uno stagnatore, infatti non durarono niente.
Alla seconda uscita davanti alla spiaggia Paradiso la pinna si è spezzata e non l'ho più vista.
In realtà l'ho rivista attaccata alla parete da Michael Baumaister all'Hotel Pier.
Glielo avevo anche detto, mi aveva contestato che era impossibile (dato che non era una persona molto 'comoda' ho lasciato perdere).

Anzi ricordo un giorno che andai al Pier e chiesi una vela piuttoso grande in affitto per la mia tavola abbastanza corta.
Ci tenevo a provarla ed il vento era poco e potevo essere lì solo quel giorno.
Mi contestò la cosa dicendo che una vela così grande su una tavola così piccola non aveva senso.
Ma visto che io pago ... ed infatti ho potuto planare con la tavola che volevo provare quando con una vela 'normale' non avrei mai potuto farla planare.
Delle volte bisogna avere il coraggio di dire 'saranno cazzi miei!'.

Comunque al Pier andavo volentieri, era difficile non trovare una Ora o un Peler forti.
Il parcheggio era un disastro 'sequenziale', se alla sera uno si attardava tutti gli altri parcheggiati dietro aspettavano e tiravano accidenti.
Ma lì davvero vedevi gente brava e ti facevano manovre sotto riva, vedevi le attrezzature più innovative e gli 'esperimenti'.

Al Pier ci andai anche quando chiuse la Gardesana per un crollo in galleria, ricordo che mi vennero a prendere in motoscafo al porticciolo di Torbole, avevo mio nonno ad accompagnarmi che si godette come mai il suo primo ed ultimo viaggio in motoscafo.

A Torbole in una delle mie prime uscite ho davvero rischiato la vita.
Era il momento dei primi trapezi, praticamente un chiodo e le cimette non si era ancora capito che dovevano essere rigide.
Il rischio era quello che una rotazione in una caduta 'ingroppasse' il cavo.
Peraltro le vele in dacron aderivano all'acqua come un foglio di giornale, ed era impossibile sollevarle da sotto.
Per farla breve in una caduta non avevo fatto in tempo a prendere aria, mi trovai legato sotto alla vela senza poter uscire a respirare.
Dopo tentativi di 'sgroppare' ho capito che era meglio togliersi il trapezio (avevo 4 ganci da aprire), è per questa decisione che sono ancora qui a parlarne.
Ricordo che allo stremo avevo perso ogni senso dell'orientamento, fossi uscito in direzione della penna non so se ce l'avrei fatta.
Ho un amico a cui era successo qualcosa di simile ha smesso di fare Windsurf.
Oggi non potrebbe più capitare, dopo alcuni mesi si era già capito il pericolo e i ganci a chiodo sono spariti e cimette sono rigide e non si 'impirolano'.

Tornando alle mie avventure agli Estensi, con la tavola di Angulo (60 litri) ho preso una secca in planata piena (acqua torbida sotto la schiuma).
E' stata la catapulta del secolo.
Mi ha sbattuto con tale violenza che mi sono rialzato (in 20 cm d'acqua) assolutamente rintronato.
Ho fatto un check del sistema, ero ancora vivo, nessun arto rotto, alluce destro spezzato e straps dietro divelta dalla tavola, mi è andata bene.

A parte questa l'avventura peggiore l'ho avuta però col Garbino.
7 di sera il mio amico torna a riva e i bagnini se ne vanno.
Decido di fare l'ultima volata, esco molto distante in modo da prendere tutta la pacca di vento al largo davanti al Lido di Spina.
Nel punto più lontano l'albero alla base si è aperto come una margherita.
Senza pinne, con la vela rotta, tavola rotta e anche col boma rotto sono sempre tornato, qui non ci potevo fare nulla.
In ore ed ore non è passato alcun motoscafo.
Avevo arrotolato la vela, la tavola era il sinkerino e questo certo non agevolava.
Nuotare controvento in quelle condizioni era disastroso.
Ho nuotato tre ore e sono arrivato alle boe che era oramai buio e con il mal di mare, ho legato l'attrezzatura alla boa, oramai ero a riva.
Arrivato un gommone di soccorso avvertito da qualcuno sulla spiaggia che mi aveva intravisto nel buio, ma oramai ero a riva, non ero in ipotermia per cui sono tornato a riva da solo.
Sono andato poi con un moscone a riprendere l'atrezzatura.
Arrivato a casa mia moglie mi ha detto 'ti sembra l'ora di arrivare! I figli vogliono andare al compleanno di Paperino' ... ho preferito tacere.

Certo non mi sono capitate solo 'disgrazie', in molti casi mi sono trovato a salvare gente.
Un paio di volte ho dato l'allarme a tutti per il formarsi di tornado, riconosco i segni caratteristici.

Una volta un adulto (tecnicamente un cretino), con la Bora si era portato al largo su una secca con l'acqua alle ginocchia.
Per arrivare a quella secca c'era un canalone di corrente molto forte che portava ad acque profonde.
Io stavo facendo surf da onda, gli ho chiesto gentilmente di tornare a riva perché così invogliava i ragazzi ad andare alla secca, ma non c'è stato verso.
E quindi 15 minuti dopo tre bambini sono usciti per raggiungere la secca e la corrente li ha trascinati nelle acque profonde.
Li ho visti subito e sono riuscito a raggiungerli con Surf e li tenevo attaccati alle straps (erano tre non potevo farli salire).
Nel frattempo ho urlato al bagnino che ha capito la situazione ed è venuto a salvarli col moscone, insomma poteva essere un disastro.

Un altra volta ho visto un signore che allungava verso l'alto un bambino come per farlo giocare.
Ci ho meso un po a capire che lo faceva perchè non toccava neanche lui e cercava di salvarlo, ma sarebbe durata poco.
Delle volte il problema è capire che uno è in pericolo, anche in quel caso il bagnino non l'aveva capito.

Un altra volta vedo un ragazzo che si alza e si lascia cadere a braccia aperte in un metro d'acqua.
Esco faccio un bordo e torno. Era ancora lì a fare il cretino.
Ho fatto un altro bordo poi mi sono fermato con un amico, anche lui con la sua tavola.
Gli ho fatto vedere il personaggio e in quel momento mi è venuto un dubbio.
Mi sono avvicinato e c'era un lettino dentro all'acqua.
A farla breve era uno ubriaco fradicio che gli 'amici' avevano abbandonato in acqua con il lettino.
Era praticamente a 20 metri dal bagnino ma anche lui lo guardava come uno che semplicemente faceva il deficente.

Poi sono accadure delle situazioni 'umoristiche'.
I controlli da parte della Capitaneria nelle nostre zone sono frequenti.
Andai a trovare amici al Lido Delle Nazioni, avevo il Sailboard Vario, in quel periodo avevano appena varato una norma che vietava di uscire in piedi sulla tavola prima del frangiflutti.
Io ero di un altro lido, la norma era appena uscita e non la conosceva nessuno, erano le due del pomeriggio ed in acqua non c'era un cane ... 'ho fatto il furbo'.
All'altezza di Porto Garibaldi in piena planata sento da dietro un 'accostare prego'.
Mi sono girato e c'era la motovedetta della Guardia di Finanza, ma non un barchino, una nave vera e propria, immaginate la mia faccia.
Dopo una bella ramanzina mi lasciarono andare dicendo 'sa ci avevano chiamato ... ', della serie siamo venuti perché costretti.

Un altra avventura fu in un Ferragosto di diversi anni fa.
Nella riviera adriatica il giorno di Ferragosto controllano in acqua tutto ciò che galleggia.
Quindi in quel giorno il mio rispetto delle regole è assoluto, rispetto delle distanze, del corridoio, salvagente ecc.
Quel giorno in acqua arrivò anche una pilotina dei Carabinieri, ho grande rispetto dell'arma ma penso siano poco avvezzi agli aspetti 'marini'.
Mi fermano e mi contestano che devo stare fuori dalle boe, o faccio notare che alla boa loro si erano ancorati, la risposta è stata 'ma quella non centra'... 'basta saperlo'.
Poi mi dicono che devo entrare ed uscire verticalmente dallo scivolo, ho evitato di cercare di spiegare che una uscita di bolina non può essere fatta direttamente controvento.
Comunque tra le boe ero uscito, ho fatto capire che la prossima volta avrei cercato di uscire controvento.
A coronamento dell'opera sono usciti con un 'favorisca i documenti'.
Mi sono permesso di dire che onestamente ero momentaneamente sprovvisto, se li volevano dovevamo andare a riva.
Mi hanno lasciato andare dicendo che per la prossima volta mi sarei dovuto attrezzare per portarmeli dietro.
Fino a fine estate è diventata la barzelletta di dei surfisti e dei bagnini di salvataggio del Lido degli Estensi.

Non avevo il brevetto ma avevo cominciato ad insegnare Windsurf al Lago delle Nazioni.

Mi mancavano un po le onde ma il posto per insegnate era perfetto.
Ho insegnato lì qualche anno, partivo dagli Estensi, andavo al lago e tornavo agli Estensi.
Anche lì mi ero fatto una compagnia di amici e ci sono stato alcuni anni. Ho anche preso la patente nautica.
Era un lago dove si faceva anche sci nautico.
Molti hanno il loro motoscafo altri noleggiavano quello del centro con tanto di autista.
Chi aveva il motoscafo metteva a guidare la moglie con la quale spesso si incazzava perchè non sapeva mantenere la velocità, faceva troppa onda ecc.
Insomma dopo un po le mogli dicevano al marito 'arrangiati'.
Ecco che subentravo io a tirarli, in cambio mi tiravano loro o con il monosci o con la tavola da surf, e così ho potuto scroccare e provare tutto, compreso lo sci a piedi nudi.
Ricordo con piacere Carlo che oggi non c'è più e la sua famiglia, Franco Cuppini, Gigi Girotto e tanti altri amici di cui neppure mi ricordo il nome.

Un giorno ero seduto appoggiato ad un capannone del centro nautico.
Davanti a me 'El Loco' uno splendido locale sul lago con vetri fumè interni con moquette e finiture di ottone, un locale stupendo gestito da persone con una reputazione un po chiacchierata, ma con le quali non avevo mai avuto problemi.
Passa un amico che doveva andare in spiaggia e mi dice al volo 'guarda che c'è da vedere'.
Ho fatto uno più uno in seguito, lavorava per la Digos.
Di colpo si aprirono le porte dietro di un furgone ed uscirono persone con cani in tuta mimetica.
Entrarono nell'edificio da varie parti mentre altri scappavano dalle finestre.
Dopo un po portarono i titolari in arresto amanettati nel furgone.
Nel frattempo sotto una palma a dieci metri da me un cane scavò e tirò fuori un grosso pane evidentemente di droga.
Tutta questa scena tipo Starsky e Hutch davanti a me che mi sembrava di essere al cinema.
Completamento dell'opera il giorno dopo tornato al centro nautico il locale non c'era più, c'erano solo delle ceneri fumanti.

Tornando al Windsurf per anni ho continuato ad alternare Garda ad Estensi dove sono tornato per ritornare alle onde che mi mancavano.
Avevo cambiato bagno passando dal Marte al Diamond, ero stufo di vedere che i miei figli andavano sempre sulle giostrine del bagno vicino più belle.
I titolari del Marte, miei amici da anni avevano lasciato, non avevo nessun obbligo morale per restare ancora lì.
Al Diamond c'era una sola cabina dove riuscivo a mettere tutte le tavole (per una questione di cm) e il titolare me la teneva.
Il Tarifa troppo grande lo tenevo sulle cabine. Era una tavola che ho amato profondamente le avevo tappato la scassa per una derivetta che non serviva praticamente a nulla.
Gli ultimi anni l'ho usata come longboard per fare surf da onda.

In quel periodo mi comprai un UltraCat Fanatic, era davvero veloce in situazioni di vento medio e risaliva la bolina come un salmone.

Passava il tempo io non lavoravo più come dipendente mi dedicavo alla libera professione.
I figli erano oramai grandi, mia moglie vedeva la mia presenza più come un fastidio che altro.
D'estate il lavoro calava paurosamente.
Sento dire che c'è ricerca di istruttori di Windsurf.
So un po di tedesco ed un po di inglese e questo tutto sommato mi agevola.
Allora mi sono detto 'vediamo se è vero che cercano istruttori'.
Ho risposto a qualche annuncio, con mio grande stupore avevo tre offerte una meglio dell'altra.
Ho scelto di andare all'Isola D'Elba alla baia dell'Innamorata, non avevo il brevetto ma lo avrei preso.

Quindi sono partito per Porto Pollo dove sotto la direzione del mitico Christian Bartesaghi ho fatto il mio corso e relativo esame.


Devo dire che stare a fare lezione sui tavoloni mentre tutti gli altri sfrecciavano con le tavolette era un po deprimente.
Infatti a ora di pranzo o appena possibile 'divagavo un po' rinunciando a mangiare.
Poi venne un giorno da 50 nodi e anche il mitico Cristian ha dovuto cedere al 'richiamo della foresta'.
Mancava il tirocinio, l'avrei fatto più avanti.

La prima vacanza in Sardegna, fatto salvo la trasferta per il costo VDWS di cui parlo oltre le mie trasferte in Sardegna con mia moglie sono state due.
La prima a Stintino, paesaggio da sogno e la seconda a Santa Teresa di Gallura, maestrale fenomenale e paesaggi strepitosi.

Un giorno partiamo per andare a vedere il famoso Porto Pollo di cui tanto avevo letto.
Fortuna vuole che proprio quel giorno ho trovato il vento più forte della mia vita.

Peraltro quel giorno un incendio devastò mezza Sardegna proprio per quel vento (nell'ultima foto a distanza si intravede il fumo).
Avevo dietro la mia splendida tavola in legno (rotta che ancora conservo) di Galletti, ed una vela da 2 mt che mi ero portato dietro 'non si sa mai'.
La vela era incontenibile, mi veniva una strambata su 4 per la violenza del giro della vela.
La gente stava a bordo acqua perché la sabbia ti sabbiava le gambe e faceva male.
Ricordo che se prendevo la tavola per la straps dietro restava orizzontale.
Insomma giornata indimenticabile, tornati a Stintino troviamo un telegramma ed andiamo a Porto Torres dove c'era l'unica cabina telefonica (non esistevano i cellulari).
Ho dovuto comunicare alla donna che amavo la morte improvvisa inaspettata del padre e la partenza immediata per andare al funerale.
La vita è fatta di gioie ma anche di dolori.

In Sardegna ci sono tornato in seguito a Capo Testa, ho girato tutta la Sardegna settentrionale, veramente un paradiso. 
Non ho mai visto un posto di mare così bello.

Bella è stata anche l'isola d'Elba.
L'Elba è stato un momento importante, la scuola la gestivo tutta io, i titolari erano soddisfatti io pure.

Mi ero fatto tanti amici che non frequento più, ma ho vissuto tanti momenti fantastici, non li dimenticherò, in una natura fantastica. 
Mi sono reso conto che anche in una scuoletta di surf conoscere logiche di marketing aiuta molto.
Non era un posto molto ventoso, peraltro vicino alle isole Gemini c'erano delle raffiche di vento catabatico su cui potevi scriverci una tesi di laurea.
Ricordo la prima e l'ultima volta in vita mia di una giornata in cui il vento oscillava da Grecale e Scirocco.
Al traverso ho visto arrivare da un ribassamento della montagna una raffica in senso opposto, sono andato avanti nella stessa direzione con vela rovescia per una trentina di metri per poi tornare nella posizione originaria.
Mai successo, queste cose penso possano capitare solo lì.

In quel contesto ho capito che anche il SUP (che non ho mai apprezzato molto) poteva anche avere un senso.
Col mare tipo olio vedevi i pesci sotto in una natura incontaminata tra speroni di roccia.
Ho visto i pesci volanti, e un branco di piccoli pesciolini che sono saltati tutti contemporaneamente come un onda d'argento.
E' stato un periodo molto bello, in tre mesi sono calato 7 Kg, non ero mai stato tanto tempo lontano dalla famiglia.
Ho fatto salire per un po moglie e figli per brevi periodi appena ho potuto.

Una piccola parentesi.
Quanto al SUP va bene per fare del 'turismo' anche sul Garda, qualche volta porto persone sul Sarca ad affrontare la corrente (se caschi l'acqua è gelida).
Oppure in una bonaccia assoluta si può andare alla cascata accanto alla Casa della Trota (sperando il vento non salga) ... è lunga.
Ho elaborato una formula matematica SUP:Windsurf=Fondo:Sci.
Chi fa sci di norma odia il fondo, per lui è fare sci in salita, chi va a piedi lo ama perché può andare in posti dove a piedi non ci arriveresti e qualche volta sei in discesa.
Chi fa Windsurf vuole andare veloce con poca fatica. Il Windsurf è però molto più difficile del SUP e più scomodo come attrezzatura.
Chi fa SUP vuole andare a spasso e godersi la natura.
Insomma pure io in una situazione di bonaccia assoluta o vado a fare una ferrata oppure mi rassegno ad usare la mia tavola con un remo ed andare a spasso.

Dopo le mie lezioni all'Elba restava da fare sto famoso Stage.
Ho pensato di andare in un posto ventoso e quindi sono andato da Vasco.

Sulle prime mi ha guardato con un certo scetticismo, non ero più un ragazzotto, inaspettatamente compare Christian che era lì casualmente e che ovviamente mi conosceva dal corso.
Non so se questo abbia influito, ma mi hanno preso e a settembre ero gà da loro.
Sulle prime non è stato facile, la scuola di Vasco ha procedure rigidissime al limite del quasi militaresco (ed è per questo che funziona).
Però per uno come me di mentalità 'tedesca' non è molto difficile entrare nei meccanismi.
Ricordo la prima devastante lezione, tre allievi tedeschi con nomi inpronunciabili (che comunque dimentico), che ho visto mezz'ora per la prima volta.
Scendiamo in acqua ed uno incastra un sasso nel piede d'albero.
Corro a sostituire la vela torno, trovo 50 vele VDWS tutte identiche e nessuno sulla spiaggia.
Li avevo persi ... c'è voluto un po a ritrovarli, avevo tanto da imparare ...

Avevo accanto a me poi colleghi simpatici e molto bravi anche loro non proprio di 'primo pelo' parlo di Alex, Gery, Benj, e tanti giovani, Giovanni i figli di Vasco e mi fermo lì per non fare torto ad altri.
Insomma lì ho imparato davvero ad insegnare e come va gestita una scuola.
E che dire di Fauzi, magrolino tutto muscoli e nervi e cervello, mai andato in acqua ma gestisce tavole, vele, riparazioni come nessuno.
Non fatelo incazzare, è un giudoka eccezionale.

Finalmente potevo alternare surfate con Peler forte all'alba, mattina di scuola con adulti e bambini (ho avuto anche 11 persone contemporaneamente), e surfate in libertà al pomeriggio con l'Ora.
Ho insegnato ad adulti e bambini, avevo anche una buona esperienza per insegnare le partenze dall'acqua, ma tranne qualche lezione privata difficilmente me le affidavano.
Da anni queste sono le mie vacanze che aspetto con impazienza.

Mia moglie aveva cominciato a fare Surf e ha smesso quando le ho comprato tutta l'attrezzatura.
Poi con i figli cresciuti mi sono ritrovato sposato ma praticamente da solo, per mia moglie ero il rompiscatole incapace, prima c'erano le amiche.
Ad un certo punto quando i figli erano finalmente autonomi ho deciso di concludere un rapporto che non aveva più senso, anche se è una persona che ho amato per anni tiepidamente ricambiato.
Chi mi conosce sa quanto non avrei mai voluto arrivare a tanto, ma non mi ero sposato per vivere da solo.

Passati gli anni a ballare conosco una over 50 come me Moldava la Tania (gran ballerina e con un carattere davvero dolce e molto sportiva).
Anche lei ne ha vissute di ogni, abbiamo mille cose in comune e abbiamo cominciato a frequentarci.
Con tutte le cautele di uno della mia età, ho capito che forse poteva essere la persona giusta per vivere felicemente con me quello che mi resta.
Ed ecco che a 60 anni mi ha chiesto di insegnarle Windsurf.
Ho cercato un posto vicino ed adatto, le prime uscite le abbiamo fatte ai laghetti Curiel di Modena, praticamente uno stagno piatto.
Si è applicata e ha bruciato le tappe.
Da qualche anno mi sono separato e viviamo assieme.

Ed eccoci al Garda al Camping e si è fatta le prime uscite con il Peler e le prime planate.
Mitico il giorno in qui con un Peler delle grandi occasioni le ho detto 'mi raccomando stai sotto riva'.
Al ritorno dalla lezione l'ho trovata entusiasta per aver fatto delle planate da paura.
Quando le ho chiesto come era tornata, è arrossita, il mio collega era andata a prenderla col motoscafo praticamente al Pier.

Oggi mentre faccio lezione ci incrociamo in acqua ed è bellissimo condividere questa passione, oramai per noi Garda vuol dire Windsurf, Ballo, Ferrate e SUP.
Le nostre vacanze (per me vacanze-semilavoro) sono da anni quasi esclusivamente Torbole, oramai ci conoscono un po tutti, in acqua e nelle piste da ballo e noi conosciamo i posti e quello che hanno da offrire.

Tra le zone 'Surfabili' ho inserito anche il Bacino di Suviana tra le colline bolognesi, adatto a Week-End occasionali.

Un posto davvero carino, il vento è quello che è ma il posto merita sicuramente.
Purtroppo recentemente è balzato alla cronaca per via della tragedia alla centrale.
E' un posto 'all'italiana' ovvero cartelli ovunque di divieto di balneazione per un pericolo che nessuno conosce (a meno che non vai a nuotare dalle turbine zona chiaramente delimitata da boe).
Cartelli arruginiti che nessuno rispetta e fa rispettare, idem i cartelli di divieto di campeggio, la multa per macchine parcheggiate male invece quella te la fanno.
Ci sono griglie ogni 50 metri a disposizione di tutti per cui perfetto per grigliate fra amici.
Insomma una alternativa al mare tutto sommato non molto distante, il centro nautico poi è un logo ideale da cui partire dove ho conosciuto persone molto gentili e disponibili.

Non ho mai comprato una tavola nuova, non potendo permettermi di più ho sempre comprato usato di qualità.
Come tavole uso molto un Exocet, un Formula per planare quando gli altri non planano (foil esclusi) che uso rigorosamente con la mia potente 9,5 RSX in condizioni pietose.
Ho un F2 Sputnik, perfetto per fare velocità e volare con il Peler che uso con una vela Simmer 7,2, un HD Free Diamond utile in onda e per i salti ma le occasioni per usarlo sono ormai rarissime.
Ho un RRD che usa spesso la Tania, buono per le manovre e i salti che uso spesso al lago con l'Ora o con le mareggiate.
Ho la tavola di Angulo 'da putiferio' che tengo come uno Stradivari e che negli ultimi anni è ad aspettare il vento (al Garda non me lo porto neppure più dietro).
E mi sono ricomprato un vecchio Windsurfer per rivivere un po dei tempi che furono.

La soddisfazioni di chi non gira con tavole stratosferiche.
Stavo facendo lezione con due allievi da Vasco, avevo una vela da scuola ed un tavolone Viper con deriva.
Ero davanti al porto di Torbole, mi passa davanti uno del Circolo con un velone da almeno 9 metri ed una super tavola piantatissima.
Mi arriva una raffica improvvisa (ma che con il Peler capitano), ho preso una planata strepitosa e gli sono passato accanto e l'ho 'sverniciato'.
Nel frattempo la raffica era finita e lui neanche l'aveva vista.
Ricordo come mi ha guardato durante il passaggio, è ancora lì a pensare come cavolo ho fatto.
La vendetta dei poveri ...   :-)

I primi anni da Vasco alloggiavo con i colleghi negli appartamenti che la scuola metteva a disposizione.
Sono uno che si adatta, ma certamente gli standard igenici di un over 50 sono piuttosto distanti da quelli di un diciottenne.
Avevo dalla mia però che faccio da mangiare discretamente, e questo era un ottima arma di ricatto.  :-)
Mai avuto screzi di alcun tipo con nessuno.
I titolari degli appartamenti erano contenti che ci fosse almeno uno 'normale' ... ma non mi conoscevano bene  :-)

Quando ho cominciato a salire al Garda con Tania ho deciso di sistemarmi diversamente.
Affittiamo un posto tenda vicino al lago ed alla scuola. Questo ci permette anche la massima libertà.
La giornata tipo è: 'se la tenda alla mattina sbatte' sta salendo il Peler, massimo alle 7 siamo già in acqua, io con lo Sputnik e la 7,5 e la Tania con l'RRD e la 6,5.
Alle 8 / 8:15 devo già essere a riva alle 8:30 alla scuola si comincia.
Finisco verso le 14 di fare lezione mentre la Tania si fa la mattina tra spiaggia e ed acqua.
Finita la surfata decidiamo, se c'è vento (e di solito c'è l'Ora) tutto il pomeriggio lo facciamo in acqua.
Se non c'è si va a fare una ferrata.
Alla sera di solito troviamo una sagra dove andare a ballare o al massimo qualcosa da fare la troviamo sempre.
Mediamente 2 kg a settimana vanno via.

Un paio di anni fa ho avuto uno svenimento a riva mentre mettevo via delle vele (ne ero abbastanza soggetto in situazioni di rilassamento).
Portato a Trento in elicottero, coma e tutto il resto.
Oggi sono un po più 'bionico' mi hanno impiantato un Pace Maker con defribillatore, non ha cambiato molto le cose tranne che ci siamo presi tutti un gran spavento.
Ora almeno non svengo più.

Ora ho 62 anni, sono sempre povero ma felice, ho una compagna che adoro e mi ama, ho due figli che si sono costruiti una vita.
Cosa cambia nel mio modo di fare Windsurf?
Finchè ce la faccio continuo a girare con vele anche di 9,5 (la mia RSX in condizioni pietose).
Continuo ad uscire con qualsiasi vento, casomai il problema è che una volta stando al mare mesi le buferone erano tante, oggi sono davvero rare a Torbole se va bene ti becchi il rasissimo Ponale.


La tavoletta di Angulo da due anni aspetta la giornata giusta anche perché al Garda ho smesso di portarmela dietro.
Al Garda c'è il ventone ma il putiferio non è così frequente (a Malcesine sì), ma le onde mi mancano tanto.

Paradossalmente in Cornovaglia dove sono andato a trovare mia figlia che aveva cominciato a lavorare lì, ho visto i cavalloni più grandi della mia vita, in giornate con 40 nodi.
Peccato non ci fosse un windsurf a noleggio nel raggio di 200 Km.
Lì è il paradiso del surf da onda ed ho dovuto adattarmi, ma mi sono divertito ugualmente.

Quello che faccio è affinare quello che so.
La vera differenza è che non sto più fuori 8-10 ore di seguito ma ogni paio d'ore circa mi riposo un po.

Ho imparato a non far fatica, anche con una 9,5.
Quando ero giovane se vedevo una manovra dedicavo 200 craniate ad impararla, alla fine la facevo.
Oggi con 3 craniate sarei all'ospedale ... rinuncio in partenza.
Con le Tavole sono in grado di andare con qualsiasi cosa galleggia o quasi e qualsiasi vento se ho l'attrezzatura adatta, e questo mi basta.

Il foil .. non mi appassiona, mi piace sentire il plach plach della tavola sulle onde e sentire l'onda sotto i piedi.
Se il mondo va lì però prima o poi farò il passo, anche perché permette di planare con poco vento (non ora le pinne da foil ancora non me le posso permettere).
Sfrutto quando posso le tavole della scuola.

Ancora ricordo anni fa una signora anziana passarmi accanto in planata piena, l'ho guardata con stupore.
Chissà prima o poi farò lo stesso effetto agli altri giovani, ma non me ne può fregar di meno.

Dopo tanti anni sono circondato da ragazzi che fanno manovre che non farò mai.
Ma quando c'è il buferone li vedo tutti a riva ed io sono fuori.
E quando ci sono mareggiate con onde maestose spesso sono l'unico da attraversare il reef.

Vivo ancora l'adrenalina della planata, il gusto della sfida, il piacere di giocare sulle onde.
Veder sfrecciare la mia compagna o i miei allievi dopo qualche anno è una soddisfazione impagabile.
Vivo il piacere di trasmettere l'entusiasmo per uno sport che ha rappresentato momenti indimenticabili della mia vita, e li darà ancora spero per anni a venire.